In tanti anni di lavoro presso la Fondazione Arte della Seta Lisio ho avuto l’occasione di conoscere tantissimi colleghi, studiosi ed allievi appassionati: una comunità larga di persone che condividono l’amore per la tessitura e le stoffe in generale.
Grazie a due di loro e grazie al sostegno della Fondazione nei primi giorni di questo 2016 sono volata fino a Nuova Delhi per dieci giornate intense di scoperte e di studio. Molte cose erano state già organizzate prima della partenza dai miei premurosi compagni d’avventura: Abbas Khan, già studente in passati corsi di “Analisi” e di “Progettazione dei tessuti operati” e grande appassionato di tessuti di pregio della sua terra, l’India e Barbara S. Pickett, collega ed amica da almeno due decenni, studiosa delle tecniche dei velluti e animatrice di un programma di studi che vede gruppi di studenti USA venire regolarmente a Firenze per apprendere le tecniche Jacquard.
Ero atterrata da poco più di tre ore quando ho affittato una vettura per andare ad incontrare Ashdeen Lilaowala nel suo laboratorio al sud di Nuova Dehli. Un tuffo nel caos del traffico per approdare in una sala ampia nella quale una decina di giovani artigiani erano intenti a ‘disegnare’ con il filo di seta tele ben tese su dei telai posti a qualche decina di centimetri da terra.
Non che la cosa sia semplice e nemmeno veloce, al telaio si affaccendavano quattro persone, praticamente tutta la famiglia: l’anziano padre si prendeva cura dalla cantra montata in modo molto diverso dalle nostre, ma allestita a tre corpi, con centinaia di rocchetti sospesi.
Il capofamiglia tesseva ed il fratello si occupava di selezionare i lacci, mentre la moglie si prendeva cura della pulizia del passo e dei movimenti delle cimose.
Era domenica, il progetto di andare al mercato a comprare le bellissime navette in corno di bufalo è sfumato: ci saremmo andati l’indomani, non ci restava che tornare a riposarsi in albergo paghi di quanto visto ed imparato. Sul pulmino che ci trasportava non abbiamo parlato d’altro e anche prima e durante la cena velluti, saree e telai hanno catturato tutte le nostre energie.
Prima di cena ho avuto modo di visitare un piccolo Khadi shop che avevo intravisto lungo la strada: vi si vendevano tessuti realizzati a mano nelle cooperative consociate: sete locali (nonviolente e quindi ricavate da bozzoli sfarfallati), kashmir e cotoni finissimi. Vi erano anche fazzoletti tessuti a mano, in cotone. Ne ho presi alcuni al prezzo di cento rupie ciascuno, quasi non ci si può credere. Al rientro da questa mia piccola scoperta ho mostrato i miei ‘tesori’ invogliando il resto del gruppo a fare un salto al negozietto per fare qualche acquisto.