Giuseppe Lisio era pervaso da una vivace curiosità che lo ha sempre stimolato ad indagare con passione nel campo della Storia dell’Arte spingendolo a ricercare nei musei, nelle chiese, sulle pubblicazioni del tempo, esemplari di opere d’arte che fossero una fonte d’ispirazione per le sue creazioni.
Giuseppe Lisio
Formatosi sul campo come rappresentate della Luigi Osnago di Milano, il giovane abruzzese Giuseppe Lisio coltiva il sogno di fondare una propria manifattura che eguagliasse gli splendori delle tessiture seriche italiane del Rinascimento. Tra le sue tante capacità vi è anche quella di intuire che il recupero del Rinascimento era un tema che, nel momento storico in cui visse e operò, incontrava il gusto dei suoi committenti. Inizia così a studiare, a raccogliere una ricca documentazione su stoffe antiche, libri, riproduzioni di opere d’arte da cui trarre spunto per i suoi disegni, visita musei, colleziona frammenti di tessuti antichi con la passione di uno storico.
Dal 1906 agli anni Venti
Nel 1906 Lisio apre il primo negozio, nella fiorentina Via dei Fossi, mentre Oltrarno impianta la manifattura. In perfetto stile rinascimentale riproduce quel modello di bottega all’interno della quale il maestro trasmette all’apprendista un’arte in tutti i suoi aspetti e segreti e dalla quale escono veri e propri capolavori di artigianato.
Intorno al 1911 inaugura il negozio romano di Via Sistina, avendo accortamente valutato che sulla piazza capitolina sarebbe riuscito a trovare una più vasta e disponibile committenza.
Nel 1924 apre una nuova manifattura nell’operosa Milano, inaugurando così un nuovo negozio al numero 41 di Via Manzoni.
Il successo non tardò ad arrivare e fu perfino superiore alle aspettative tanto che in breve si affermò anche sul mercato estero.
Gli Anni Trenta e Quaranta
La frequentazione di figure di spicco nel panorama culturale italiano è un altro dei tratti che caratterizzò il percorso professionale e personale di Giuseppe Lisio. Su tutti primeggia l’amicizia fraterna con Gabriele d’Annunzio con il quale condivideva la stessa terra d’origine, l’Abruzzo, ma soprattutto la grande sensibilità e l’innato gusto estetico. Le commissioni per il Vittoriale furono numerose, come pure i doni che Giuseppe Lisio offrì all’amico, testimoniati nelle lettere che ci svelano anche come ogni prezioso scampolo suscitava in D’Annunzio “un’allegrezza infantile e mistica”.
Dagli Archivi della Fondazione emergono altre testimonianze di rapporti di grande amicizia, come quella con l’architetto Gio Ponti che nell’epistolario dal ’39 a pochi giorni prima della morte di Lisio, dimostra una viva ammirazione e una profonda comunione di pensiero con l’abruzzese.
Gli anni Trenta sono anche quelli che videro il “principe del liccio” coinvolto in importanti impegni: nel 1933 inaugurazione del negozio di Parigi in Rue St. Honoré 365 e prestigiosi incarichi nel settore dei restauri; nel 1934 la progettazione e realizzazione, nell’abitazione milanese del principe Giberto Borromeo, dell’addobbo di un salone trasformato in cappella per le nozze di Donna Laura Emilia Borromeo Arese e il conte Carlo Borromeo d’Adda.
Fidalma Lisio
Dopo l'educazione ricevuta al Collegio di Poggio Imperiale a Firenze, Fidalma Lisio segue insieme alla mamma Maria Loero, la vita del padre condividendone le fatiche e i successi.
Dopo la morte del padre, nel 1943 e quella della madre, nel 1949, Fidalma decide di farsi carico dell’eredità ricevuta, non solo nei termini economici ma anche in quelli morali e di intenti: conservare, tramandare, vivificare i tessuti d’Arte, i preziosi velluti e broccati in seta, oro e argento. Continua così la produzione dei tessuti che già “Mastro Lisio” aveva a suo tempo creato e vengono messi a telaio nuovi velluti e broccati.
Da una parte infatti la continuità della produzione dei tessuti che hanno fatto l’Arte della Seta Lisio grande nel mondo, dall’altra nuova progettazione esemplificativa di come la tessitura manuale Jacquard possa essere un mezzo oggi per ideare tessuti esclusivi e di nuova concezione.
Gli anni Cinquanta e Sessanta
Gli anni Cinquanta sono densi di cambiamenti. Fidalma Lisio vuole fermamente seguire le orme del padre e riportare la sede della sua Manifattura a Firenze. In un palazzo cittadino prende in affitto alcuni locali e qui riavvia la produzione manuale facendo montare un telaio per velluti dal tessitore Vittorio Rettori, è il 1954. Due anni dopo vengono festeggiati i 50 anni di attività.
L’avvio lento e cauto si rivela promettente e l’erede di Mastro Lisio decide di spostare la tessitura in una sede più ampia, comprando un terreno nelle immediate vicinanze della città, in Via Benedetto Fortini, l’attuale sede della Fondazione, e far costruire una nuova “Fabbrica”- così sarà chiamata sempre dai dipendenti. Il 19 marzo 1960 viene inaugurata la nuova manifattura che viene attrezzata con tutti i telai, manuali e meccanici, e i macchinari per la preparazione dei filati e degli orditi, provenienti dal laboratorio di Milano, che nel frattempo era stato chiuso. La manifattura arriva a contare 40 tessitori per un totale di 44 dipendenti.
Sono gli anni della ripresa postbellica e anche la Tessitura Lisio si riaffaccia sul mercato tessile internazionale imponendo nuovamente il suo nome tra quelli più prestigiosi del momento.
Gli anni Settanta e Ottanta
Fidalma Lisio mantenne alta la fede in una vera e propria missione di vita quale è stato il tramandare un’Arte antica, vista come radice feconda per un futuro di sviluppo.
La sua ferrea volontà di preservare e tramandare l’arte della tessitura manuale di velluti e broccati in seta ha portato alla nascita nel 1971 della Fondazione Arte della Seta Lisio, che attraverso le sue attività manifatturiera, didattica e culturale si è proposta come polo esemplare nel mantenimento di una tradizione sulla quale fondare una creatività moderna.
La Fondazione in questo periodo sembra ritrovare nuova linfa: gli anni sessanta sono segnati da importanti collaborazioni con il cinema; gli anni Settanta riprendono le partecipazioni alle manifestazioni di settore e si sviluppa ulteriormente il settore dedicato all’arredamento e alla moda.
Nel 1984 una conferenza stampa inaugura i primi corsi di tessitura della Scuola d'Arte Lisio, punto di riferimento per studiosi del tessuto, aziende e designer intenzionati a raffinare le loro capacità.
Nel 1989 esce il primo numero di “Jacquard. Pagine di cultura tessile”, la rivista trimestrale che accoglie interventi di studiosi di Storia del Tessuto e del Costume, notizie sulle Scuole Professionali del Tessile e della Moda, sui risultati di nuove sperimentazioni di stilisti e designer.
Dagli anni Novanta ad oggi
Gli anni Novanta si aprono con un importante evento per la Fondazione: il 30 marzo del 1990 viene inaugurato infatti il Telaio Serenissima, unico esemplare al mondo ancora funzionante. È un complesso macchinario che muove oltre 12mila fili di seta, con quasi 2mila cartoni perforati, utilizzato da Giuseppe Lisio intorno al 1925 per la produzione dell’omonimo velluto a tre corpi, il più prezioso tessuto dell’antica manifattura.
Altri momenti importanti di questo periodo sono le collaborazioni con le grandi Case di Moda. Ad inaugurare il corso è la griffe delle sorelle Fendi: la Fondazione Lisio a partire dal 1997 fornisce i tessuti di altissimo pregio per la realizzazione delle baguette, destinate a diventare “gli oggetti del desiderio” di giovanissime e signore.
È del ’99 la fornitura dei velluti in seta per Versace. Sarà poi la volta di Valentino per il quale la Fondazione crea due velluti e di Gucci che nel 2004 richiede diversiteli di velluti cesellati con le cifre dell’Atelier.
Tra il 2005 e il 2006 la Fondazione realizza di nuovo importanti lavori per il Vaticano e per la Sinagoga di Roma; inoltre fornisce il damasco in seta nera per il rifacimento del vestito indossato da Maria Callas ne “La Traviata” di Luchino Visconti del 1955, infine la tessitura fiorentina viene ancora scelta per il restauro torinese, di grande interesse storico-artistico, di undici divani Juvarriani dell’inizio del XVIII secolo.
Il lavoro degli ultimi decenni ha visto la specializzazione nei progetti di ricostruzioni storiche come quello iniziato nell'autunno del 2009 per il Museo del Palazzo di Wilanów presso Varsavia: la riproduzione del velluto a "specchio" del 1730 che tappezzava la Camera da letto del Re. Dal 2016 è in produzione il rifacimento dei parati per le Stanze del Augusto il Forte del Palazzo Reale di Dresda.
Caratteristica costante di tutta la storia Lisio è da sempre lo sviluppo di una ricerca sperimentale attenta e scrupolosa, il cui obiettivo finale è rivolto sempre all'eccellenza del prodotto: ogni progetto risulta così esclusivo e personalizzato secondo le richieste del cliente.
Dal 2010 ad oggi, oltre alle costanti collaborazioni nel settore moda - nel 2011 con Bulgari, 2013 Cartier e Mon Chat Noir, 2016 Paula Cademartori - si sono anche susseguiti diversi progetti sperimentali quali la ripresa dell'antica tecnica per la "rete da buratto" e la produzione di telette in oro e in argento.